tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, aprile 11, 2014



la cosa che rende veramente uniche le canzoni delle luci della centrale elettrica è la sua formidabile maestria nel saper sintetizzare in poche parole, in incisivi accostamenti di significati, vastissime e profonde inquietudini altrimenti inesprimibili. aggiungerei, anche a costo di fare una generalizzazione stupida o azzardata: le inquietudini di un'intera generazione, quella sospesa fra il precariato e la tecnologia, fra la decadenza del mondo e la comunicazione 2.0 (forse già 3.0, ormai), quella che ha avuto alle spalle pochi ideali e troppa televisione, quella che ha avuto genitori molto più ricchi, materialmente e spiritualmente.
è un cantore perfetto del nostro tempo, non solo nei contenuti, ma anche nella forma: come le sue canzoni non hanno una una struttura definita o definitiva, non hanno un inizio o una fine, così, mi pare, che nemmeno le nostre inquietudini ce l'abbiano: sono incapaci di farsi concrete e sono rivolte verso qualcosa di vago, forse perché le storture del mondo si sono fatte troppo grandi e intangibili. allo stesso modo le sue canzoni non raccontano una storia se non indirettamente, attraverso una catena di immagini e suggestioni quasi ipertestuali, veloci e incalzanti come veloce e incalzante è la fruizione delle cose al giorno d'oggi. se ci si riesce a soffermare, a cliccarci sopra col pensiero, ogni immagine, ogni anello della catena, rivela una finestra spalancata su nervose speranze suburbane, immensi smarrimenti, voglie sconfinate e necessità d'infinito, raccontate, nel loro scorrere rapido e appena tratteggiato, nella loro vaga sintesi, con estrema poetica precisione.
l'accostamento, che ogni tanto viene fatto, con i cccp, mi sembra quanto mai azzeccato: nelle loro canzoni si può trovare la stessa identica ansiosa urgenza: urgenza di non si sa bene cosa, forse, ma comunque urgenza. chissà, forse gli anni ottanta e gli anni dieci, questi cazzo di anni dieci, hanno molte cose in comune.
pensavo a tutto questo mentre me ne tornavo in bici, l'altra sera, pedalando nella notte, dopo il concerto: anch'io ho una sensazione permanente di indefinita inquietudine e ansia astratta verso il mondo, di cui riesco a cogliere solo immagini sfuggenti. mi sento precario, a volte, come un pezzo di scotch appiccicato ad una chitarra. f

csxqp: le luci della centrale elettrica - "ti vendi bene"

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