"it's better to burn out than to fade away" recitava una canzone di neil young, ma anche l’ultimo scritto di kurt cobain…
ieri, in bicicletta, pensavo a come il tempo passi in fretta, a come abbia vissuto quasi dieci anni in più di lui, e a quanto poco abbia combinato in questo periodo.
la storia di quest’uomo mi affascina, colpisce, deprime. Provo una profonda empatia. Penso a quel baratro, quel vuoto incolmabile, all’apatia che ti pervade, al dolore che ti attanaglia. E’ la sofferenza di esistere, il male di vivere, un peso insopportabile, che ti opprime, e non ti da tregua. Le giornate si susseguono senza scopo, emozioni, motivazioni, e ogni cosa perde di significato. Non c’è pace ne salvezza, redenzione o scampo.
una vita complicata, in cerca di amore, di una famiglia che non c’è, e poi la musica, che ti accompagna in ogni momento, che colma gli spazi, aiutandoti ad andare avanti, fino all’ascesa fulminante, il successo, e la caduta rovinosa. Il tutto accompagnato da una forte sensibilità, una smisurata fragilità, ma anche un malessere esistenziale e fisico. È così angosciante, eppure ammaliante. Guardandone le immagini, i documentari, gli scritti, non posso non percepirne la profonda infelicità, la rassegnazione, il distacco, il voler esser parte di un mondo senza sentirsene parte. Perso, travolto e sconfitto, non ha speranze, ne futuro… la morte diventa illusione di libertà.
i soldi non fanno la felicità, e neanche la fama e la notorietà. avere tutto, spesso, non è abbastanza. y
cvxqp: brett morgen - "montage of heck"
0 Commenti:
Posta un commento
Iscriviti a Commenti sul post [Atom]
<< Home page