tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, marzo 25, 2017



spesso, soprattutto all'inizio quando abbiamo aperto questo blog, scrivevo per me, cose troppo personali e probabilmente troppo poco interessanti per essere pubblicate, che semplicemente mettevo da parte in una compilation di inediti destinata a rimanere nel cassetto. scrivevo per il puro piacere di mettere alcuni pensieri nero su bianco, come se tradurli in parole servisse davvero a districarcisi. mi sentivo sempre un po' indefinito, come sul ciglio di infiniti puntini di sospensione, ma mi piaceva impilare parole fino a farle cadere, e mettere un punto era spesso solo un pretesto per sbirciare curioso quello che iniziava a capo: scrivere era davvero un modo molto divertente per corteggiare la vita.
così mi sono imbattuto qualche giorno fa in un vecchissimo file polveroso, pieno di cose che ho scritto per me, ma che ho lasciato a metà, personali e incomplete. a volte sono trucioli caduti dalla lavorazione di altri post, e a volte sono lampi di semplici idee e sensazioni fugaci balenatemi in testa e in sempiterna attesa di rifinitura. ho provato, con scrupolo filologico, a sistemarle e riorganizzarle, ma si trattava di schegge troppo piccole da incollare insieme, perciò le ho lasciate lì, minuscoli frammenti di una delle mie tante vite precedenti, onde infrantesi sulla risacca del tempo senza mai trasformarsi in qualcosa di concreto.
aprire dopo tanto tempo queste piccole finestrelle per dare una sbirciata a quello che ero fa sempre uno strano effetto. sono profondamente cambiato e allo stesso tempo sono irriducibilmente rimasto lo stesso, e dentro questa enorme banalità ci sono tristezze di cartone e periodi straripanti di energia da intersecare, pensieri e fantasie accartocciati obliqui sul sedile di un interregionale, i viaggi che erano sempre una fuga, io che inciampavo regolarmente su tutti i gradini senza mai guadagnare una virgola in destrezza, lo stillicidio della fiducia accompagnato sempre da un ottimismo spicciolo ma perseverante, l'importanza che ha sempre un altro indirizzo, anni interi senza una camicia, scarpe mai diventate del tutto asciutte, e suicidi ridicoli di fronte al blu del cielo di piazza maggiore in una sera d'estate. e poi canzoni, e amici, e ragazze, e io che amavo incondizionatamente tutto quello che mi passava davanti.
e i miei difetti, quelli mi sono rimasti tutti appiccicati addosso. dieci anni fa non sapevo un sacco di cose, che ancora adesso non so. con il passare del tempo la mia scrittura è cambiata, forse (addirittura) in peggio, e ho smesso di scrivere per me. però mi piace riascoltare le onde, tutte quante, e a volte lasciarmi cullare dal loro sciabordio. mi fanno sempre venir voglia di scrivere ancora, senza smettere mai, e pensare al prossimo viaggio. f

csxqp: francesco de gregori - "rimmel"

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