tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

giovedì, novembre 25, 2021

 

 

un placido e incoerente silenzio spadroneggia ormai da qualche tempo nel magazzino, dopo aver spodestato il frenetico chiacchiericcio di uomini e attrezzi, di voci e rumori meccanici, che da sempre ha contraddistinto il settore del montaggio e l'angolo dello spacchettamento. l'area riservata al ricevimento della merce è completamente deserta, a parte un sottile strato di polvere, endemico e ormai cronico, e file ordinate di bancali vuoti, in stanca attesa che qualcosa accada. il muletto si è trovato un angolo appartato e si gode finalmente un meritato riposo: non oso disturbarlo dal suo letargo, e vorrei lasciarlo in pace, non fosse che a intervalli regolari rintocca rimbombante il turbolento russare del compressore.
la faccio breve: la pandemia ha scombinato le catene produttive mondiali e da qualche settimana nel magazzino in cui lavoro non arrivano più biciclette. chi non è rimasto a casa a consumare le ore di straordinario accumulate durante l'anno si centellina minuziosamente il poco lavoro disponibile, e lo esegue con accorta lentezza, cercando di dilatarlo il più possibile, pur di non dover restare con le mani in mano. il collega con cui provo a mandare avanti la baracca è un'anima in pena, e quando non guarda video sul tubo e non mi cerca per una chiacchiera si aggira inquieto per l'enorme spazio di cemento, palesemente sopraffatto dalla noia.
io la combatto scarabocchiando su un foglio di carta queste righe, che proverò a lasciare senza troppi rimaneggiamenti e forse, chissà, anche se non bellissime, magari diventeranno un post, una fotografia più unica che rara di un istante irripetibile di tranquillità lavorativa. durerà poco, purtroppo, e lo sappiamo, visto che aspettiamo per i prossimi mesi più di diecimila biciclette. annusiamo l'aria polverosa come vecchi lupi di mare la salsedine prima di salpare, e siamo consapevoli che questa non è altro che la calma prima della tempesta: fra non molto si sbloccheranno i ritardi, le consegne si succederanno con ritmi serrati, vorticosamente impietose, e presto non avremo il tempo nemmeno per pisciare.
ma in attesa della tempesta l'unica cosa sensata è godersi questa calma, e abbandonarsi all'ozio, così oltre a scrivere passeggio fra le corsie, immerso nei miei pensieri. fanno loro cornice lunghe e precise file di ruote, raggi, selle, pedali e telai, che scalpitano, impazienti di poter rompere le righe e schizzare via da qui, a macinare chilometri e destinazioni. fuori dal magazzino, ormai satolla dopo aver mangiato gli ultimi cartoni, la pressa sembra essersi addormentata, vinta dall'abbiocco, mentre il camioncino, non ancora rassegnatosi all'immobilità, sembra implorare con lo sguardo una corsa per sgranchirsi il motore. un anemico raggio di sole intanto, sfuggito alle nubi, combatte una solitaria e vana battaglia contro il già feroce gelo di novembre. f

csxqp: gli ultimi - "un battito ancora"

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