tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, marzo 13, 2022


 

mai come in questa occasione la guerra rivela, insieme all'orrore, tutta la sua clamorosa insensatezza. non solo mi pare che le motivazioni scatenanti siano così pretestuose e inconsistenti da renderla palesemente ingiustificabile (come se poi esistessero guerre giustificabili), ma è proprio il momento storico ad essere completamente sbagliato, a ridosso di una pandemia che ancora non si è conclusa, la quale a sua volta già aveva distolto l'attenzione dall'urgenza della questione ambientale: chissà quanto faticosamente ancora dovrà sgomitare per tornare ad essere un tema rilevante sul tavolo della politica mondiale.
spesso mi capita di pensare che il problema risieda nei concetti di confine e di nazione, così ancorati al passato da essere ormai del tutto anacronistici, e che l'assurdità di un conflitto in cui la russia sta tentando di invadere l'ucraina, riportando dopo tanti anni la guerra sul suolo europeo, nasconda in realtà un'assurdità ancora più grande, in tempi di urgenze globali, cioè che si ragioni ancora in termini di russia, e di ucraina, e più in generale di stati e soggetti che agiscono in base ad avidità, potere e tornaconti locali, ognuno per sé e nessuno per tutti. che le nazioni si facciano la guerra per ridefinire dei confini, e con essi gli enormi interessi economici e geopolitici che ci stanno dietro, mi pare insomma una cosa non solo smisuratamente terribile, ma anche grottescamente obsoleta: gli interessi, gli obiettivi e gli sforzi per raggiungerli dovrebbero essere comuni e condivisi, mentre i confini e le nazioni lasciati alle spalle e mostrati alle nuove generazioni come istruttive e pittoresche curiosità, un po' come i telefoni a gettoni o le mappe di carta, retaggio di un passato e di strutture mentali che non hanno più molto senso di esistere.
ma probabilmente queste sono soltanto le banali chiacchiere da bar di uno che è abituato troppo bene, che ha il privilegio di vivere in mezzo all'europa, e che può in qualunque momento inforcare una bici e oltrepassare un confine, cullando con il pensiero quanto sarebbe bello se davvero non esistesse: quanto il mondo sarebbe un posto migliore, e quante più possibilità avremmo di viverci a lungo, se davvero imparassimo a pensare la terra come l'unica nazione e l'umanità come l'unica cittadinanza possibile. f

csxqp: will varley - "the man who fell to earth"

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