tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, maggio 29, 2022

 


una cosa che mi rilassa molto fare negli ultimi tempi è osservare la crescita delle piante che abbiamo disseminato per la casa. mi piace tornare dopo il lavoro e passare in rassegna le file di vasi schierati sui davanzali e sul balcone, in cerca di una nuova fogliolina o di un nuovo germoglio, o semplicemente notare con grande soddisfazione quanto siano diventati grandi le foglie e i germogli che già hanno visto la luce.
alcune, oggettivamente, stanno esagerando, stanno crescendo a dismisura e stanno prendendosi molto più spazio di quello che in origine era stato pensato per loro, e in alcuni casi bisogna muoversi con circospezione per non urtarle o calpestarle, ma mettono allegria e rendono la casa molto vivace, e questo piccolo passatempo condiviso con v, questa piccola recente passione, come dicevo all'inizio, ha il potere di rilassarmi, di calmare le mie ansie, e di farmi stare bene, chissà perché.
forse perché è bello, e quasi naturale, prendersi cura di qualcosa o qualcuno, ed è gratificante vedere che quel qualcosa o qualcuno risponde alle nostre cure e ai nostri sforzi, e grazie a noi prospera e sta bene, cresce e vive (o almeno, se non altro, non muore, il che conoscendo i miei trascorsi con le piante è già un successo).
forse perché ognuna di loro ha una bella storia da raccontare, spesso fatta di caparbia resistenza e stupefacente spirito di adattamento: alcune sono piante randagie, trovate sul marciapiede, altre sembravano spacciate e prive di speranza e si sono lasciate alle spalle vicende spesso incredibili di incidenti rocamboleschi e malattie debilitanti, altre ancora le abbiamo viste crescere da quando erano in fasce, semi sputati o talee vagabonde, e non mi stanco mai di ascoltare queste storie, e di farmi incantare dalla meraviglia dei loro racconti.
forse perché mi affascina la flessibile tenacia della natura, quella capacità di venir fuori, sopravvivere e proliferare anche nelle limitate condizioni di un vaso, in nome di forze antichissime, immutabili e dirompenti, e osservare anche solo una frazione, un pizzico infinitesimale di questa forza all'opera mi rassicura, e mi piace pensare che per quanto noi la bistrattiamo la natura avrà sempre la meglio, anche sull'idiozia e l'avidità dell'uomo.
oppure, molto più semplicemente, temo, è esattamente come quando devo allontanare le cose per riuscire a leggerle bene, un altro segno inequivocabile che sto diventando vecchio, in questo periodo strano e svogliato in cui spesso ho più voglia di vedere piante che di vedere gente. f

csxqp: vasco brondi - "il sentiero degli dei"

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