tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

domenica, settembre 10, 2023

 


restare in movimento per sentirmi vivo, dicevo nel mio ultimo post: è proprio con questa idea in testa che mi sono iscritto a inizio estate ad una associazione di ping pong. si tratta della più importante e gloriosa polisportiva cittadina (la sezione calcistica una ventina di anni fa militava addirittura in bundesliga, prima di sprofondare nel melmoso purgatorio dei campionati regionali), ma non è tanto il nome o la fama il motivo per cui l'ho scelta, quanto la comodità e la pigrizia, visto che la palestra della sezione tennistavolo si trova giusto dietro casa.
il primo impatto è stato decisamente positivo, mi è parsa subito davvero allettante la possibilità di poter giocare un po' come si deve, su veri tavoli, al chiuso (cosa che sicuramente apprezzerò ancora di più man mano che arriverà l'inverno), finalmente senza dover sottostare alla benevolenza del tempo, ai capricci del vento, alle imperfezioni dei tavoli in cemento e alle foglie che immancabilmente vi si posano sopra, e poi ho trovato un ambiente aperto e allegro, amichevole fin dal primo momento, dove è stato facile sentirmi subito a mio agio, e che ha stimolato la mia propensione alla chiacchiera, alla socialità, e al piacere di incontrare gente nuova, tutte cose che dalla fine della pandemia, lo ammetto, si erano purtroppo un po' assopite.
non si tratta in realtà di un vero e proprio corso, quanto piuttosto di un allenamento libero, quasi un circolo: è un posto cioè dove vai e scambi palleggi con qualcuno, magari ripetendo più volte un colpo per affinarlo, con l'idea, appunto, di muoversi e sudare un po', e di farlo divertendosi("fintanto che reggono le ginocchia", è la frase che nel sito accompagna la descrizione di questo allenamento). non è un vero e proprio corso ma qualcosa si finisce comunque per impararla, non solo perché giocare regolarmente, e con persone al tuo livello, o molto spesso più brave, ti porta per forza di cose a migliorare, ma anche perché ogni tanto, mentre stai giocando, passa qualcuno dei veterani che giocano nelle varie squadre dell'associazione e che gestiscono questo training per poco più che principianti, e dispensa volentieri consigli sul modo corretto di colpire la palla, di muovere il braccio, e di porre il proprio corpo rispetto al tavolo.
sono state così demolite senza nessuna pietà, a una a una, tutte le mie certezze: era completamente sbagliata la mia racchetta (troppo lenta), il mio modo di impugnarla (via questo dito!) e in generale tutto il mio modo di giocare e intendere il gioco (troppo statico sulle gambe, troppi tagli, troppi effetti inutili, troppa difesa): insomma mi è stato fatto capire che non sarei andato da nessuna parte senza affrontare numerosi e complicati cambiamenti.
ammetto che all'inizio è stato un duro colpo: sui tavoli di cemento dei parchi, nelle partite con gli amici, sapevo sempre il fatto mio. non dico pensassi di essere un campione, ma ero convinto di essere un talentuoso autodidatta, di poter vantare già un discreto livello e un buon repertorio di colpi, e insomma non sospettavo minimamente che il mio divario con quelli che giocano per passione ma con un minimo di criterio fosse tanto appariscente. così mi sono rimboccato le maniche e ho cercato di fare tesoro dei suggerimenti ricevuti, tentando di adeguarmi a questo minimo di criterio, e ora possiedo una nuova racchetta, molto più veloce (anzi due, qui sopra immortalate in un raro ritratto all'aperto), ho levato il dito incriminato dall'impugnatura e mi sono tolto il vizio di tagliare la palla ad ogni colpo, cercando un attacco veloce ogni volta che è possibile: devo dire che è stato faticoso abituarsi, se uno gioca una vita intera in un modo, modificarlo improvvisamente quasi del tutto non è affatto facile, ma in definitiva mi sembra di essere, già dopo qualche mese, molto migliorato. certo, probabilmente non ho ancora colmato il divario che mi separa da y (che questi passi li ha già fatti suoi da tempo, nel suo corso, e infatti nella sua ultima visita da queste parti mi ha impietosamente stracciato. però preparati caro amico, la prossima volta sono sicuro che venderò la pelle ancora più cara) ma se non altro, nelle consuete partitelle alla fine dell'allenamento, sto cominciando lentamente ad allontanarmi dall'infame tavolo dei perdenti, dove all'inizio immancabilmente mi ritrovavo senza mai riuscire a schiodarmici. è incredibile come avere a disposizione una guida, un confronto con gli altri, i suggerimenti di qualcuno che ne sa, e che conosce quel già citato minimo di criterio per fare le cose, possa avere un impatto positivo su quello che fai: credo di non averlo mai misurato con tanta limpidezza.
insomma, tutto questo per dire che la cosa mi sta appassionando, mi sto divertendo un sacco e attendo sempre con grande gioia l'appuntamento del giovedì sera. così come pedalare, anche giocare a ping pong mi fa stare davvero bene, ed è capace di regalarmi un misto di pace interiore e felicità primitiva, soprattutto per la consapevolezza e la meraviglia del mio corpo che si muove: agilità, muscoli, sudore, polmoni, respiro: non so, sarà l'età che avanza, probabilmente, ma è un periodo in cui questa possibilità mi sembra incredibilmente preziosa, e questa meraviglia non riesco a darla per scontata.
e poi devo registrare questo, che il ping pong è una di quelle attività, insieme al basket, agli scacchi e ci metto perfino risolvere il cubo di rubik, che quasi non sono io a fare, e che in qualche modo insospettabile e del tutto stupefacente mi fluiscono dentro da sole, saltando a piè pari il pensiero e il ragionamento. memoria muscolare, d'accordo, ma mi piace pensare il tutto in termini di energia liquida che improvvisamente riempie ogni interstizio del mio corpo e della mia mente: come se non fossi io quello che gioca, ma quasi il gioco a giocare me: la mia mano diventa tutt'uno con la racchetta, mi sorprendo dei miei tempi di reazione fulminei (che invece normalmente sono quelli di un bradipo stanco), e mi scopro a riuscire a mandare la pallina, spesso con insospettabile naturalezza, esattamente dove voglio che vada, stupendomi a fare colpi che non sapevo nemmeno potessero annidarsi nel mio arsenale.
tutto questo finché non mi capita di giocare contro qualcuno che ne sa, ed è capace di battere padroneggiando per davvero la nobile arte dell'imprimere effetto ad una pallina, e allora tutto questo stupore va un po' a farsi benedire e si trasforma in imprecazione, divento un goffo principiante, non ne imbrocco una e le mie risposte finiscono invariabilmente sulla rete, o svariati metri a lato del tavolo. ma va bene così, migliorerò, la vita è un lungo cantiere e questo è un piccolo ma appassionante lavoro in corso, e mi sembra sempre una fortuna immensa, e un privilegio, poter dedicare del tempo alle cose che mi appassionano. f

csxqp: nina simone - "ain't got no - i got life"

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