tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

sabato, febbraio 03, 2024


Breve post per affermare l’importanza delle piccole cose, dei legami affettivi, dei ricordi intimi, e condividere un qualcosa di cui rischiavo di perdere memoria, che mia sorella ha fatto riemergere dal nostro passato, e che prontamente mi sono apprestato a far rivivere, in attesa che il suo ritorno permetta di riappropriarci di questo momento, insieme. Parlo di un ricordo degli anni ’90, fatto di rarissime domeniche al ristorante cinese, a pranzo, quando arrivati al dolce si scorreva il menù, e dopo diverse esperienze fatte di scelte azzardate, come la banana o il gelato fritto, l’accortezza ci spingeva ad ordinare quelle che erano fantasiosamente chiamate “more cinesi”, Yen Men nella loro lingua, e che solo adesso, a distanza di oltre due decenni, ho scoperto essere i corbezzoli, ovvero un frutto tutt’ora ignoto ai più e di cui io ancora non conosco origine e provenienza.
Al ristorante (cinese) avevamo scoperto che questa bacca carnosa, immersa in uno sciroppo amaranto dolcissimo, era la prelibatezza di cui non sapevamo di avere bisogno. Ordinate le due canoniche porzioni, aspettavamo con gioia di verificarne la quantità presente in ciascuna ciotola, per poi esultare nell’eventualità ne avessimo ricevute in dono una in più rispetto all’altro. Era un siparietto ricorrente, giocoso e infantile, fonte di sberleffi, balletti, finti pianti e promesse di vendetta. Ci divertivamo con poco, in fondo eravamo bambini, io forse un po' meno vista la differenza d’età, ma fare il cretinetti non è mai stato un problema, almeno per me!
Qualche settimana fa, mangiando dei lychees, che sono un altro frutto asiatico, mia sorella mi ha ricordato le more cinesi, e le scenette a cui davano adito. Così, un po' perché mi piacciono, un po' per crogiolarmi nei ricordi, e fare invidia a lei, che in montagna non le può trovare, sono stato in paolo sarpi, la china town di Milano, per acquistarle. In passato trovarle fra gli scaffali dei mini market non era stato complicato, ma qualcosa che ignoro deve essere successo, perché questa volta ho dovuto girare parecchio per comprarne qualche barattolo. In verità uno poteva anche bastare, ma visto che non sono così egoista e malvagio, ne ho preso qualcuno in più, per poterglielo regalare, soprattutto adesso, che è in programma il suo ritorno in città, dopo oltre due anni di assenza.

Rievocare questo episodio della nostra infanzia, apparentemente sciocco e insignificante, mi permette di ricordare quanto sia stupendo e importante avere una sorella / fratello, avere vicino qualcuno con cui sei cresciuto, che ti conosce profondamente, e su cui fare affidamento. Quanto la complicità, il sostegno e la condivisione derivanti da questo rapporto, che non è solo di sangue, possano costituire nella vita solide fondamenta e certezze. Mi auguro che questa convinzione resisti negli anni e che quello che siamo stati fino ad oggi lo si possa essere anche nel nostro futuro.

Ciao squinqui, anche se siamo lontani, se non ci sentiamo spesso, e non ce lo diciamo mai, ti voglio bene. uki

csxqp: coma cose - “mancarsi”

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