tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, gennaio 17, 2025

 


non l'ho mai raccontato bene, ma dopo la separazione dei miei genitori, che non è stata delle più pacifiche, mi sono completamente chiuso in me stesso, erigendo all'improvviso un muro invalicabile fra me e gli altri. non l'ho fatto consapevolmente, è successo e basta, vai a sapere quale meccanismo di protezione il mio inconscio si era messo in testa di attivare, il problema è che ben presto mi accorsi che il muro era talmente alto che nemmeno io sapevo più come scavalcarlo, e mi ci sono ritrovato rinchiuso dentro come un prigioniero.
la faccio breve: qualsiasi interazione sociale con gli sconosciuti mi causava sudori freddi ed esplosioni di panico, e perfino le cose più semplici come chiedere informazioni o ordinare un panino diventavano imprese titaniche e sovrumane che il più delle volte finivano con un miserabile fallimento. gli amici che avevano conosciuto il me di prima, allegro, felice e socievole, purtroppo ora abitavano lontano e anche con loro, le volte in cui riuscivamo a vederci, non riuscivo del tutto a scrollarmi di dosso il peso di un opprimente senso di inadeguatezza. mi aggiravo come un fantasma, senza parlare con nessuno, passavo ore chiuso nei bagni dell'università per timore di qualsiasi incontro, e allo stesso tempo provavo un'invidia prepotente verso tutti quelli che riuscivano a scherzare con un amico, o una ragazza, come se nulla fosse: la solitudine era diventata contemporaneamente un conforto e una condanna. maledicevo di essere fatto così, ma non sapevo come uscirne e restavo prigioniero, non mi aspettavo più niente, e mi ci ero quasi rassegnato del tutto: avere vent'anni, e sentirsi così, è un vero delitto.
la cosa andò avanti per un lungo periodo corrispondente più o meno agli anni dell'università: non ho ovviamente un buon ricordo di quel periodo, e spesso mi stupisco di come io abbia fatto, alla fine, nonostante tutto questo stupido fardello, a laurearmi.
finché un giorno non è successa una cosa inaspettata: ho trovato lavoro. non era un vero e proprio lavoro, non scherziamo, non guadagnavo niente, ma ciò che quell'impiego aveva da offrire, me ne accorsi presto, aveva un valore molto più alto del denaro. un po' per magia (a volte le cose accadono senza che uno sappia spiegarsi perché), un po' per l'atmosfera del posto, così libera e creativa, un po' perché lo desideravo ardentemente, cominciai a sentirmi a mio agio, con me e con gli altri, ed era una sensazione nuova, che avevo completamente dimenticato.
il fatto è che cominciai a conoscere persone, che a loro volta me ne presentarono altre. cominciai ad allacciare rapporti, e in qualche modo cominciai a stringerli stretti. le paure inutili scomparirono, così com'erano nate: cominciai a interagire, a confrontarmi, a ridere e scherzare esattamente come quelli che prima invidiavo. cominciai a innamorarmi, a cercare gli altri, e ad essere cercato. cominciai insomma di nuovo a respirare, e quel malessere inquieto e senza fiducia lasciò il posto all'urgenza di rifarmi del tempo perduto e degli anni così malamente sprecati.
era come se qualcuno improvvisamente si fosse affacciato dalla cima del muro, mi avesse sorriso, e mi avesse lanciato una corda, dicendo forza, cosa diavolo fai là dentro, dai vieni fuori di lì, prendi la mia mano, non è difficile. forse è un'esagerazione, o forse no, ma resto convinto che quel piccolo teatro in via lazzaretto mi abbia letteralmente salvato la vita.
era esattamente oggi come oggi di vent'anni fa, il giorno in cui ho iniziato a lavorarci, il giorno in cui mi sono sentito come rinato, e la gratitudine per questi vent'anni mi esplode con fragore nel cuore, lo gonfia di vele, lo illumina e lo colora. solo due post fa y scriveva di quanto l'amicizia possa cambiare la vita, e salvarti dal tuo abisso: sottoscrivo in pieno. la mia volontà di tenerci uniti sarà sempre indomabile, perché solo il cielo sa quanto siete importanti per me, e quanto vi voglio bene. avere ancora al mio fianco le amicizie strette allora, anche se il corso della vita mi ha portato lontano, mi sembra una magnifica e maestosa meraviglia, e ogni persona che in questi vent'anni ha incrociato la mia vita è un regalo immenso. grazie. f

csxqp: modena city ramblers - "il ritorno di paddy garcia"

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