Mancano cento giorni alle olimpiadi invernali. La cosa sarebbe poco più che una notizia marginale se non fosse che si svolgeranno anche a Milano. Diversi mesi fa, credo addirittura a gennaio, ho pensato che potesse essere bello parteciparvi in prima persona, non tanto come atleta, visto che non ne avrei mai avuto la possibilità, ma come volontario. Ero entusiasta dell'idea di poter far parte dell’evento dall'interno, godendo appieno della magia delle gare, delle persone e di tutto quello che ci ruota intorno. La prospettiva di mettere in stand by la mia quotidianità e sperimentare un nuovo ruolo, il potermi rendere utile, e far parte di un team di persone sconosciute ma dedite ad un obiettivo comune, diverso dal denaro, mi sono state di grande ispirazione e stimolo. Insomma, volevo essere parte attiva e portare il mio piccolo contributo ad una manifestazione sportiva unica che avrebbe coinvolto l’intera città, lì dove sono nato e cresciuto, e dove ho trascorso tutta la mia vita. Lo vedevo anche come un atto di riconoscenza, e un'opportunità per dare una calda accoglienza a chi sarebbe venuto, per partecipare o semplicemente assistere alle gare. Mosso da questi propositi ho compilato la domanda online, e dopo qualche settimana ho ricevuto un'email nella quale mi si avvisava di aver superato la prima selezione, e la necessità di fissare un colloquio di persona. A distanza di pochi giorni mi sono presentato nella centrale organizzativa del comitato olimpico, ho fornito i miei dati, mi hanno fatto una foto, e dopo un'incontro di gruppo, in cui ognuno ha manifestato la sua disponibilità, competenze e motivazioni, ci siamo salutati con l'indicazione che verso luglio si sarebbero fatti sentire. Questo significava che ci avrebbero innanzitutto comunicato se la selezione era andata a buon fine, e poi informati sui dettagli del ruolo che avremmo ricoperto. A seguito di questa fase sarebbe poi seguita la formazione specifica in loco.
All'inizio non credevo che sarei andato fino in fondo. Già avevo avuto problemi nel mandare la candidatura online, che avevo dovuto compilare due volte a causa di un bug di sistema. Solo per questo passaggio avevo dedicato oltre un'ora, cosa che mi aveva fatto alquanto tentennare. Poi per il colloquio avrei dovuto prendere un permesso, cosa che ho chiesto senza troppi rimpianti. E infine c'era la questione delle ferie. Dovendo essere disponibile per almeno nove giorni consecutivi avrei dovuto assentarmi dal lavoro, cosa che richiedeva formalmente l'autorizzazione del mio responsabile, che di fatto è arrivata senza problemi. Completati tutti gli step, curati gli aspetti burocratici, e definita la parte lavorativa, sono rimasto pazientemente in attesa di notizie. Nel frattempo avevo saputo da mia madre che anche lei aveva deciso di presentare domanda, seguendo il mio stesso iter. A questo punto eravamo entrambi in fermento. Luglio arrivò in fretta, e l'estate passò senza nessun segnale o email che ci desse aggiornamenti. Solo verso la fine di settembre ricevemmo la comunicazione dove venivamo ringraziati per aver aderito al progetto, ma l'alto numero di domande impediva di poter accogliere tutti, e noi sfortunatamente non eravamo fra i selezionati. Ciò nonostante venivamo invitati a frequentare i corsi online, perché più ci si avvicina alla data più è necessario avere delle alternative, nel caso in cui qualche volontario facesse un passo indietro. Quindi le sere dei fine settimana di ottobre li ho dedicati alla formazione, inerente la sicurezza, l'antincendio, la gestione del conflitto, i ruoli e l'evento in generale. Sono stati parecchio impegnativi, e penso di averne dovuti seguire almeno una dozzina, anche in lingua inglese e con test finale. Non mi sono mai lamentato, né domandato chi me l'avesse fatto fare, perché per una volta stavo facendo una cosa in cui credevo, per cui ero disposto anche a dei piccoli sacrifici. Lato famigliare settimanalmente mi confrontavo con mia mamma, che mi informava sui suoi progressi e mi domandava se avevo avuto altri aggiornamenti. Si, perché in questa attesa che stavamo condividendo, ogni volta che arrivava un'email subito ci sentivamo per capire se era stata ricevuta da entrambi, e confrontarci su cosa bisognasse fare.
Oggi mancano esattamente cento giorni alla cerimonia d'inaugurazione, ne io ne mia madre siamo fra i 18.000 volontari richiesti, ma siamo contenti del percorso che abbiamo intrapreso. Quello che potevamo e dovevamo fare l’abbiamo fatto, con entusiasmo e disinteresse, mossi solo dalla voglia di far parte di un momento eccezionale che coinvolgerà la nostra città. Non siamo rassegnati, e anche adesso coviamo la speranza che prima o poi ci arriverà un'email che ci faccia essere parte dell’olimpiade. Se fosse necessario noi ci siamo, altrimenti pace, spero che sia un periodo entusiasmante, ricco di incontri ed eventi, ma anche di crescita e sviluppo per tutto l'interland e il movimento sportivo italiano. Per il momento l'unica certezza è che sarò spettatore di una partita di hockey, insieme a tre amici, che in tempi lontanissimi hanno pensato di acquistare i biglietti, introvabili fino a qualche giorno fa. Direi che è tutto, ci vediamo in giro, e forse chissà, mi troverete vestito da volontario in qualche palazzetto o lato pista, a strappare biglietti o controllare gli accessi. Ancora poco e lo sapremo. Divertitevi, e godetevi lo spettacolo. y
csxqp: sick tamburo - “(non) ho perso i sogni”


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