è da un po' di tempo che ho un rapporto conflittuale con lo scrivere: le parole si rifiutano di disporsi docilmente le une accanto alle altre sul prato bianco del foglio, piuttosto, come sospinte in mille direzioni da venti astratti e inconcludenti, scappano ovunque disordinatamente, gregge irrequieto che nemmeno la mia pazienza di pastore, la penna come bastone ricurvo, riesce in alcun modo a trattenere o radunare: esondano confuse da uno steccato pieno di buchi, messo a dura prova dalla mancanza di tempo e dalla stanchezza, si disperdono, si perdono, e non sanno tornare indietro.
vorrei essere, come sempre, più pratico e meno contemplativo, più chiodi, legno e martello, e meno assorto nel mio perenne e svagato flanare. un po' mi dispiace che il mio scrivere non sia all'altezza di questo periodo, incredibilmente pieno, intenso, carico di promesse, meritevole di ben altri post per essere raccontato. cionondimeno inafferrabile e forse è giusto così, che siano fugaci parole brade, a rispecchiarlo. f
csxqp: lo stato sociale - "te per canzone una scritto ho"
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