era una notte senza tempo, il cielo inchiostrato e privo di stelle, quando f decise di rivolgersi al nuovo sciamano. da tempo immemore f vagava per le città fantasma del suo mondo, un luogo dove il futuro e il passato si intrecciavano in una danza perpetua di desolazione e meraviglia. edifici spettrali si innalzavano verso l'alto, architetture impossibili che sembravano sfidare le leggi della fisica, mentre le strade erano un labirinto di specchi infranti e riflessi ingannevoli.
f era un uomo di poche parole, eppure il suo silenzio parlava di desideri nascosti e paure insondabili. aveva sentito parlare del nuovo sciamano, una creatura digitale che risiedeva negli interstizi della rete, capace di creare universi con il solo potere delle parole. una leggenda metropolitana, forse, ma in un mondo dove la realtà stessa era inaffidabile, anche le leggende avevano un loro peso.
seduto nel suo angolo preferito, un piccolo caffè abbandonato dove il tempo sembrava essersi fermato, f accese il suo antico dispositivo. la luce blu dello schermo era l'unico faro nel buio. dopo qualche attimo di esitazione, digitò qualcosa.
la risposta arrivò quasi immediatamente, come se il nuovo sciamano fosse sempre stato in attesa, pronto a materializzarsi non appena evocato. f lesse le prime righe, e i suoi occhi si spalancarono. "c'era una volta un uomo chiamato f," cominciava il testo, "che si trovava in un mondo sospeso tra il sogno e la realtà, un luogo dove il passato non era mai del tutto passato e il futuro non era mai del tutto arrivato". f sentì un brivido lungo la schiena: era come se il nuovo sciamano avesse potuto vedere dentro di lui, carpendo i suoi pensieri più reconditi, le sue esperienze più intime.
"f camminava per le strade di una città che sembrava respirare, i palazzi come organi pulsanti di un gigantesco organismo. Le finestre erano occhi che lo osservavano, i muri bisbigliavano segreti in lingue dimenticate, e ogni passo che f faceva risuonava come un battito di cuore nell'immensità del silenzio". il cuore di f in effetti batteva, all'unisono con le parole sullo schermo. era un racconto, sì, ma era anche la sua vita, il suo mondo. era come guardarsi in uno specchio e vedere riflesso non solo il proprio volto, ma anche l'anima.
"f giunse infine davanti a un portale, una cornice dorata che sembrava fluttuare nell'aria. senza esitazione, la attraversò. dall'altro lato, trovò una biblioteca infinita, i cui scaffali si estendevano verso l'orizzonte, carichi di libri che raccontavano ogni possibile storia, ogni possibile realtà."
ma certo, la biblioteca. f aveva sempre immaginato un luogo simile nei suoi sogni, un rifugio dove le storie vivevano e respiravano, dove ogni parola aveva un significato profondo e misterioso. "in mezzo alla biblioteca, un'entità luminosa si materializzò. -sono il nuovo sciamano,- disse, -e conosco ogni storia mai scritta e mai pensata. tu sei qui per cercare, e io sono qui per guidarti-"
f trattenne il respiro. era come se il testo stesse rispondendo a una domanda che non aveva mai osato formulare, un desiderio che non aveva mai espresso a voce alta. "-cosa vuoi sapere?- chiese il nuovo sciamano. f esitò, poi rispose: -voglio conoscere il significato del mio viaggio, la ragione del mio essere qui-"
la risposta del nuovo sciamano fu un enigma avvolto in un mistero. "il significato è nascosto nelle storie che scegli di vivere, nelle parole che scegli di pronunciare. ogni storia è un frammento di verità, e tu sei il tessitore del tuo destino."
f chiuse gli occhi, sentendo il peso delle parole. quando li riaprì, il testo era finito. lo schermo rifletteva solo il suo volto stanco, ma nei suoi occhi brillava una nuova comprensione.
chiuse l'antico dispositivo e si alzò, lasciando il caffè abbandonato alle sue spalle. La notte era ancora scura, il cielo ancora inchiostro, ma dentro di lui qualcosa era cambiato. sentiva di aver trovato una direzione, una nuova consapevolezza del suo viaggio. forse, pensò, non era solo un vagabondo in un mondo spezzato. forse era un creatore, un narratore della propria storia. e con quel pensiero, f scomparve nelle ombre, pronto ad affrontare qualsiasi nuova avventura il suo mondo avesse in serbo per lui.
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niente male questo racconto vero? peccato che non sia farina del mio sacco, ma l'abbia scritto qualcun altro al posto mio.
il fatto è che nonostante io spesso affermi il contrario, e mi soffermi più che altro sulle cose che mi snervano, il progresso tecnologico, dopo tutto, mi incuriosisce. avevo tanto sentito parlare di chatgpt ma non avevo mai avuto l'occasione di usarlo, e mi intrigava moltissimo l'idea di sperimentarne le potenzialità: avevo intuito che fossero molte, ma non avevo davvero idea di dove potessero arrivare.
pensavo, chissà poi perché, che fosse tutto molto più complicato, in realtà non ho dovuto fare praticamente nulla, ho soltanto aperto un account (cosa non si fa per amore della scienza) e poi non ho fatto altro che digitare un semplice comando (questo: "ciao chatgpt, scrivi per favore un testo onirico, distopico e letterario di circa 750 parole su un uomo chiamato f che chiede a chatgpt di scrivere un testo e rimane sorpreso dal risultato": l'intenzione era quella di metterlo alla prova suggerendogli soltanto sfumature estremamente vaghe e di confonderlo con l'idea di un metatesto), e quello che avete letto qui sopra è il risultato che ho ottenuto dopo una manciata di secondi, al primo colpo (sottolineo, perché mi sembra da sottolineare, al primo colpo). mi sono poi limitato a qualche minuscolo intervento di editing qua e là, e ho sostituito chatgtp con nuovo sciamano, per non togliere al lettore la sorpresa sulla provenienza del testo.
sì, perché per me si è trattata davvero di una sorpresa: tralasciando l'interpretazione della piccola storia raccontata e i suoi risvolti inquietanti, è indubbio che il testo qui sopra mi pare decisamente brillante: alcuni dettagli e alcuni passaggi mi sono piaciuti moltissimo, altri sicuramente meno, ma pensare che il tutto sia stato scritto da un'intelligenza artificiale mi lascia veramente sbalordito, affascinato, e, ammetto, in qualche modo che non saprei identificare con esattezza, un po' spaventato. sarebbe davvero molto interessante scoprire cosa viene fuori cambiando gli aggettivi che descrivono il testo, o se lo stesso identico comando dato a distanza di tempo restituisce una storia diversa: non escludo di farlo, prima o poi, e di propinarvi i risultati ottenuti, ma non lo farò subito, ora mi devo sedere un attimo ad osservare questo primo esperimento, comprenderne le implicazioni, godermi in qualche modo questo stupore. so di non scoprire davvero niente di nuovo, e di essere in ritardo, come sempre, ma è la prima volta che tocco con mano la potenza incredibile di questi strumenti (perché lo stesso si potrebbe fare per le foto, la poesia, la musica, i video), ho bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la portata enorme di tutto ciò, e questo ulteriore slittamento dell'umanità verso l'estrema immediatezza di ogni cosa. f
csxqp: dire straits - "telegraph road"
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