tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

venerdì, giugno 14, 2024


Ho viaggiato parecchio. D’istinto avrei usato l’aggettivo molto, e ripensandoci avrei anche potuto utilizzare abbastanza, ma nel primo caso non volevo sembrare presuntuoso, e nel secondo irrispettoso (verso chi vorrebbe ma non ne ha la possibilità) o appagato, anche se credo che alcune sfumature di quest’ultima parola descrivano il mio attuale stato d’animo, e siano la ragione che mi ha spinto oggi a scriverne. Nonostante la mia cronica paura di volare, mai veramente sopita, per quasi due decenni ho attraversato il mondo in lungo e largo, spingendomi là dove desideravo, dove i miei sogni mi spronavano a osare. La mia esperienza da globetrotter è iniziata in solitaria, e poi con alterne fortune si è arricchita degli amici più cari, ma anche dei più disparati compagni di viaggio, gruppi organizzati fatti di sconosciuti che un giorno prefissato si trovano in aeroporto con la speranza di due settimane di convivenza allegra e felice, cosa assai difficile se non impossibile. In verità scrivendo queste parole sono più tragico del dovuto, o forse il passare del tempo ha smussato i ricordi lasciando spazio solo a quelli più gioiosi, ma in tutta onestà ho poco da lamentarmi dei viaggi fatti con i vari tour operator. L’unico appunto riguarda il fatto che raramente ho trovato persone della mia età, e ancora più raramente mi sono portato a casa delle amicizie, ma della convivialità e dell’esperienza in generale non mi posso lamentare, non mi sono mai sentito inadeguato o sbagliato, osteggiato o escluso, anzi, mi sono reso conto che fuori contesto posso essere, ed essere percepito, una persona differente da quella che sono nella quotidianità. Penso che molto del successo del viaggio, e del proprio ruolo nel gruppo, dipendi dall’approccio, dallo stato d’animo del momento. Il viaggio non risolve i problemi, non allontana i pensieri e le preoccupazioni. Apparentemente mette tutto in stand by, permettendoti di lasciare la vita alle spalle. Ma non sempre è così, e quando non sei tranquillo non riesci a goderti pienamente l’attimo, per quanto possa essere sbalorditivo il posto in cui ti trovi. Il Vietnam è un luogo incantevole, in cui perdersi e rilassarsi, riempirsi gli occhi e divertirsi, ma avevo la testa altrove, e questo è stato un grosso limite. Ogni pausa la mente vagava li, alle cose irrisolte che mi ero lasciato dietro, e questo ha inciso non poco sul ricordo che ho di quel viaggio. Ma non sempre è andata così, soprattutto quando i miei compagni d’avventura sono stati gli amici. Nonostante fossi uno straccio Israele e l’Andalusia mi rimarranno sempre nel cuore. I periodi neri possono essere bellissimi se intorno hai le persone giuste.

La cosa entusiasmante del viaggio è che rimescola le carte, mina le tue certezze, le comodità e le abitudini, forzandoti a spingerti oltre. Per questo penso che sia importante partire entusiasti, carichi di energie, altrimenti c’è il rischio di rimanerne schiacciati. Adesso non ho nulla di tutto questo, e quindi è meglio fermarmi, trovare qualcosa che mi rimetta in sesto, mi dia motivazione e forza, passione e voglia, prima di lanciarmi in qualche nuova avventura.
Ho la pace e la serenità di dire che sono felice delle esperienze fatte. Ho visto tanti luoghi stupendi, commoventi tanta era la loro bellezza. Ma sento che è arrivato il momento di una pausa, di cambiare qualcosa nella logica estiva delle ferie. Sembra quasi un post da “commiato”, da periodo di riflessione, e forse un po' lo è. Me ne sono reso conto l’anno scorso, quando mi sono comunque forzato a viaggiare, nonostante nel profondo dell’animo sentissi emergere una certa resistenza. Più di una volta mi sono chiesto chi me l’avesse fatto fare, perché fossi lì, e perché mi fossi imbarcato in un qualcosa che non mi rendeva felice. Spesso ho rimpianto di essere partito, e ho contato i giorni che mi separavano dal rientro a casa, dagli amici, dalle biciclette, e dalla mia routine cittadina. Semplicemente mi sono reso conto che non ho più voglia di stare in giro, non sento né il bisogno né la gioia dell’avventura, ne di rivivere certe dinamiche. Il richiamo dell'ignoto, della novità, del diverso non mi appassiona più, almeno non così come l'ho sperimentato finora. Casualmente questa consapevolezza ha iniziato a manifestarsi dopo il periodo Covid, ma non credo che le cose siano collegate. Probabilmente era molto che covavo questo pensiero, questa necessità di fermarmi, ridurre, respirare.


Non ho perso la voglia di fare, ma sento di dover rivedere alcuni aspetti di quello che fino adesso è stata la normalità. Il mio nuovo orizzonte sono escursioni in montagna, cammini, giri in bicicletta. Brevi fine settimana, al mare o in piccoli borghi, gite in città d’arte, per mostre e musei, concerti o eventi sportivi, e le ferie con gli amici, ma niente di troppo complicato, articolato, lontano. Forse l’ho già scritto, ma ho bisogno di rallentare, di camminare, pedalare, di abbassare il livello di stress. Poca programmazione, molto istinto e improvvisazione. Voglio circondarmi solo delle persone che mi sono più care, che mi conoscono, e con le quali non ho bisogno di essere nessuno se non me stesso. Queste sono le direttive che mi faranno da giuda, la mappa che seguirò quest’anno.

Quello che mi ha portato qui adesso a mettere sulla carta queste riflessioni é stato un lungo viaggio introspettivo. Posso togliere la maschera, smetterla di bleffare, non devo dimostrare niente, né fare nulla solo perché la società se lo aspetta. Per troppo tempo ho preso lo zaino e sono partito solo perché sentivo l'obbligo di farlo. Cosa farai quest’estate? Un cazzo. Punto. Va bene così, sono felice così, potrebbe andare diversamente, perché non mi piace stare fermo, ma adesso non ci voglio pensare, deciderò al momento giusto, per me. y

clxqp: tino mantarro - “nostalgistan” 

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