tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, luglio 01, 2024

 


una coppia di carissimi amici, plurimaratoneti e addirittura ultramaratoneti, mi ha recentemente istigato alla corsa. ho sempre opposto loro una strenua resistenza, osservando con un misto di scetticismo e compassione (diciamo pure: con orrore) il loro alzarsi presto la mattina per andare a macinare chilometri. poi però un giorno, trascinato da v, ho provato ad accontentarli, dai, ho pensato, per una volta che male può fare, e alla fine ho scoperto, non l'avrei mai detto, che correre mi piace. così sono un paio di mesi che i due amici sono diventati anche personal trainer a distanza, e che le mattine del weekend mi trovate in maglietta e pantaloncini ad allenarmi nel parco vicino a casa (tutto questo, beninteso, se non piove e non fa freddo: in quel caso col cavolo che mi schiodo di casa).
mi piace correre soprattutto perché è bello sentire il proprio corpo capace di fare cose: l'ho già scritto altrove su queste pagine virtuali, il movimento mi sembra un'arma formidabile per combattere, ed esorcizzare, la paura di invecchiare. e poi c'è da dire che l'attività fisica ha il pregio di lasciarmi sempre, insieme alla stanchezza, una sorta di inaspettato benessere, e un persistente buonumore.
mi affascina molto anche l'aspetto mentale della faccenda, di come il corpo e il cervello quasi si separino durante la corsa, come se seguissero due spartiti diversi: il primo impegnato nel suo incedere ritmico, un passo dopo l'altro scandito dal respiro, il secondo a cercare le sue melodie vagando altrove, spesso molto lontano, nel tentativo semplice ma efficace di ingannare la fatica.
e poi mi piace la consapevolezza di avere in qualche modo fiato, e resistenza, e chilometri nelle gambe. quand'ero ragazzo ero un volenteroso mezzofondista, mi ero cimentato con la marcia e al liceo mi ero perfino iscritto con entusiasmo alla squadra di corsa campestre (cosa non si fa per saltare le lezioni). di quell'esperienza ricordo un epico arrivo in solitaria, ai campionati regionali, rimasto negli annali della scuola: caparbiamente ultimo, con gli atleti della gara successiva in esasperata attesa che io tagliassi il traguardo per poter finalmente partire a loro volta. poi però da allora non avevo praticamente mai più corso, e adesso sapere di poter fare cinque chilometri tutti in un volta, senza arrivare rantolando con la lingua a penzoloni, è davvero una bella sensazione. ok, è vero, lo ammetto, cinque chilometri non sono davvero niente, ma proprio perché erano quasi trent'anni che non correvo più mi sembrano lo stesso degni di nota, alla mia età e con la mia pigrizia poi.
il ruolo di v in tutto questo è fondamentale: non solo perché possiede, almeno in questo frangente, costanza e meticolosità che io non ho, e mi spinge ad un allenamento graduale e ragionato per evitare che cuore e ginocchia collassino senza rimedio (fosse per me correrei finché ce n'è, come un giovane cavallo selvaggio e scalpitante che non si può imbrigliare con la cavezza del buonsenso), ma anche perché la sua compagnia è davvero decisiva: correre resta per me, vai a sapere perché poi, un'attività che da solo non farei davvero mai. ammetto che mi piacerebbe molto mettermi alla prova in mezzo agli altri, con un pettorale sulla maglietta, e partecipare ad una corsa vera e propria, di quelle che di tanto in tanto da queste parti si organizzano per i dilettanti: dev'essere divertente correre in mezzo a tante persone. l'obiettivo, ovviamente, sarebbe quello di non arrivare ultimo.
sono un corridore un po' smandrappato, che corre per il gusto di correre: non mi alleno regolarmente, non tengo traccia dei miei tempi con l'idea di battere i miei primati (anche perché sarebbero tempi lentissimi, meglio non lasciarne traccia), non ho abbigliamento tecnico né scarpette in carbonio, e nemmeno un cardiofrequenzimetro che mi dice quante calorie ho bruciato. per ora mi accontento di avere entusiasmo nei piedi, buona volontà nei polmoni, e un cuore pronto a battere forte. f

csxqp: gil scott-heron  - "running"

1 Commenti:

Blogger tabacchi fc ha detto...

C’è stato un periodo della mia vita in cui la corsa era molto presente. Poi per qualche dolore fisico, impegni (immaginari), ma soprattutto pigrizia, l’avevo abbandonata. L’amavo, ma l’ho anche odiata. Ed è stato nel momento in cui uscire era più un peso che una gioia, che ho deciso, senza rimpianti, che era arrivato il momento di smettere. Qualche anno fa ho provato a riabbracciarla, ma la scintilla non è scoccata. Forse c’era già troppa bicicletta per far posto ad altro, ma sarei bugiardo ad affermarlo, perché il ping-pong è comunque riuscito a ritagliarsi un bello spazio. La verità è che non mi entusiasmava più, non ero motivato, e francamente non ne sentivo il bisogno.
Qualche mese fa un collega mi ha regalato, in maniera del tutto inaspettata, un paio di scarpe da corsa con cui non si trovava bene. Probabilmente io in qualche eccesso di entusiasmo gli avevo raccontato qualcosa che l’aveva indotto a credere che mi servissero, ma non era nelle mie intenzioni. Così mi sono ritrovato fra le mani uno degli ultimi modelli dell’Adidas, praticamente dei trampoli, con una suola gigantesca e la soletta in carbonio. Mi ero ripromesso quantomeno di provarle, di fare qualche uscita per testarle, e testarmi, ma ad oggi non è ancora successo. Dalla scarpiera sono state progressivamente spostate al baule, e questa cosa non mi lascia molti dubbi su quello che sarà il loro futuro. Ma mai dire mai.
Caro F, riesci sempre a stupirmi, e per quanto questa volta abbia bonariamente scosso la testa, pensando a quanto la corsa sia distruttiva per le articolazioni, sei e resti un pozzo di passioni, e questo è il segreto per restare eternamente giovani! y

12:41 PM

 

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