tabacchi fc, ovvero tabacchi football club, ovvero tabacchi fancazzisti, ovvero un blog creato da quelli che si ritrovano la sera a giocare a calcetto nel parco tabacchi, quello spicchio di verde fra via tabacchi (appunto) e via giambologna, a Milano. Ovvero un contenitore per metterci tutto quello che ci passa per la testa...

lunedì, marzo 25, 2013



il rifiuto a oltranza di qualsiasi possibilità di potere condiviso, la paralisi accolta nel campo delle opzioni come soluzione più probabile (e quasi preferita), la necessità di rottura anteposta al desiderio di riforma: mi chiedo se il comportamento del movimento 5 stelle sia un meschino calcolo politico travestito da integrità morale (e di conseguenza il trionfo dell'ipocrisia) oppure se il suo essere irriducibile a qualunque compromesso sia davvero il solo modo possibile per scardinare il sistema.
pur ammirandone le intenzioni di rinnovamento, e guardando con grande simpatia e speranza la scintilla che ha acceso, non gli ho dato il mio voto (troppo fumo, urla scomposte, astrazione, qualunquismo, e un impercettibile sapore dittatoriale di fondo che non mi piace per niente). ma l'impasse politica generata dal suo imperterrito fare muro mi fa venire in mente una domanda che mi sono posto spesso: è più efficace portare il cambiamento positivo infiltrandosi nel sistema e modificandolo dall'interno, approfittando della forza che esso stesso ti può dare, oppure animandosi di sentimenti luddisti è più utile provare a boicottarlo e a distruggerlo dall'esterno, forse con minore potere ma certamente con più libertà di movimento?
in altre parole: è più utile sporcarsi temporaneamente le mani affinché tutti possano averle pulite oppure chiunque provi a combattere il sistema dall'interno ne è già irrimediabilmente complice?
è una domanda affascinante e complessa, che probabilmente non può dare luogo ad una risposta univoca. la verità però è che il m5s è ormai abbondantemente e irreversibilmente all'interno del dell'ingranaggio politico, e che la sua sola presenza ha già scombinato parecchie carte: resto convinto che il misto di passione civile e furore iconoclasta che rappresenta possa solo fare del bene a questo paese incancrenito, e proprio per questo tutti gli appelli alla responsabilità che gli vengono rivolti non mi sembrano affatto fuori luogo. la situazione mi inquieta e non so come andrà finire, ma mi auguro non si concretizzi il presentimento amaro di un'occasione sprecata. f

csxqp: nofx - "murder the goverment"

mercoledì, marzo 20, 2013


Per la pioggia provo un sentimento particolare, una vicinanza emotiva, un’affinità che mal si concilia con il sentire comune… mi piace soprattutto d’inverno, quando sono bello coperto, e posso uscire così come sono, alzando il cappuccio, senza ombrello, perché per quanto possa essere scrosciante non arriverà mai a lambirmi la pelle, ho troppi strati che mi proteggono per esserne impensierito… e poi ci sono i balconi, i portici, le tettoie, non sono mai completamente esposto, perché la città offre sempre un riparo… e le pozzanghere altro non sono che una sfida, un gioco dove si salta di qua e di là, si va a zig zag, cercando uno spazio libero, sicuro, un appiglio, un po’ come in montagna, dove devi sempre stare attendo a dove metti i piedi… ma se indossi le scarpe giuste allora puoi tranquillamente fregartene, ovunque camminerai non sarai mai in fallo! E così amo calzare le pedule, con la loro suola ingombrante, e la membrana impermeabile, perché sono un muro invalicabile, anche in caso di neve, e così vado spedito, là dove tutti tentennano… e anche quando alla fermata dell’autobus, stupidamente, sovrappensiero, rimango sorpreso dalle automobili, dalla loro sprezzante irruenza, e mi becco la mia sacrosanta sciacquata, non perdo il sorriso, ma mi metto in disparte, e con il ghigno sul viso aspetto, aspetto che gli altri ignari avventori si becchino la loro, meritata, lavata… è giusto così, è un monito per il futuro, mai perdersi in riflessioni, be carefull!
E poi la pioggia libera la città dalla presenza ingombrante delle persone, la rende più vivibile, a dimensione umana… pochi osano avventurarsi, e ancor meno lo fanno se non strettamente necessario, e così niente struscio, niente shopping compulsivo, niente passeggiate, in una parola niente folla… e allora tutti in macchina, il traffico impazzisce, e io sono felice, perché ne sono escluso, e sereno cammino, o al più prendo i mezzi, con i finestrini appannati, sognando destinazioni ignote.
Ma più di tutto amo la pioggia perché mi toglie dall’impiccio di organizzare la giornata, dal pensiero di dover fare qualcosa, dall’ansia da prestazione, e posso restarmene anche comodamente a casa, a letto, a leggere, o scrivere, senza avere rimpianti, senza rimorsi, senza sentirmi colpevole, dell’aver sprecato una giornata, perché ho la giustificazione, la scusa buona, perché non ci si può fare nulla, o quasi… e se lavoro tanto meglio, non avrei comunque potuto fare molto, se non stare dietro la scrivania.

La verità è che un po’ d’acqua non ha mai fatto male a nessuno, perché c’è sempre un calorifero che ti aspetta, una doccia calda, un caffelatte fumante…

La pioggia è democratica, rompe le palle a tutti, ma non a me. y

csxqp: garbage - “only happy when it rains”

domenica, marzo 10, 2013



odio il freddo che graffia le ossa, gli strati che si sommano agli strati e ad altri strati di vestiti ancora, le dita intirizzite, le nocche insanguinate, l'auto che non si sa se parte, il naso che cola, l'impiccio delle sciarpe, la neve che soffoca ogni desiderio di uscire di casa. odio il freddo: ma non è niente, a paragone della pioggia.
odio la pioggia. odio l'assiduo imperterrito scrosciare di infide gocce bagnate, i calzini fradici, dover avere una mano sempre occupata dall'ombrello, le cantine allagate, le strade sommerse, doverle attraversare a grandi balzi e pestare comunque acqua, acqua dappertutto, dappertutto schizzi di pozzanghere, sciaf sciaf sciaf, le scarpe che affondano, le auto impietose che sollevano inzaccheranti cavalloni, i sacchetti di plastica ad avvolgere ogni cosa, l'umidità appiccicosa sui vestiti, i calzini fradici, l'ho già detto.
almeno servisse a lavare un po' di feccia dalle strade, invece no.
esagero? forse. va bene, ammetto di essere irrimediabilmente metereopatico. ma odio la pioggia e il freddo, ho un bisogno urgente di sole, e una struggente nostalgia d'estate. f

bruce springsteen - "waitin' for a sunny day"

sabato, marzo 09, 2013


"so I pull my collar up and face the cold, on my own..."

adesso che il tornado è passato, adesso che ci sono solo macerie, desolazione e distruzione, adesso è il momento di ricostruire, di ricostruirsi, e andare avanti, anche se è difficile, doloroso, faticoso, anche se non ho energie, voglia, lucidità, anche se vorrei semplicemente abbandonarmi all'oblio, perdermi al largo, dimenticandomi di me stesso, e farmi cullare dall'apatia, narcotizzando un'esistenza che non ha mai avuto molto da offrire...
mi sento stupido, perché non riesco a smettere di piangere, perché non posso darmi pace, perché mi tormento, perché sento l'insostenibile pesantezza del vivere...
lo so che non ho ragioni per stare male, perché sono stato me stesso, con i miei pregi e difetti, ma sempre sincero, onesto, e le ho dato quanto di meglio avessi da offrirle. E non ho nulla da rimproverarmi, nessun rimpianto, perché ho osato, mi sono spinto oltre i miei stessi limiti, ma a quanto pare non basta, per farmi stare meglio. E anche se sono consapevole che non si può chiedere di essere amati, non si può obbligare nessuno a cedere il proprio amore, e che l'amore è così maledettamente sconvolgente perché slegato da ogni logica e razionalità, non riesco a farmene una ragione. Dovrei semplicemente accettare lo stato delle cose, e affrontare la vita a testa alta, senza torturarmi, perché per quanto possa essere duro non ci posso fare nulla, le cose bisogna volerle in due perché accadano...
e adesso mi domando se c'è qualcosa da salvare, se è possibile un nuovo inizio, se mi sento pronto per impegnarmi in un difficile lavoro di conversione, verso un relazionarsi diverso, dove il mio starle vicino non è dettato dall'attrazione ma dalla gioia di condividere un momento, con una ragazza speciale, in serenità, senza patemi, sussulti, incomprensioni. Dirle addio sarebbe la cosa più facile, perché sradicandola dalla mia vita, non avendola più costantemente sotto gli occhi, e con un mare che ci divide, potrei riprendere in mano la mia esistenza lasciando al tempo il compito di lenire le ferite. Tuttavia prendere questa decisione equivarrebbe a dichiarare il mio fallimento, la mia incapacità nel gestire i rapporti, la mia cronica debolezza emotiva, il mio egoismo. Ho sempre preferito rompere i ponti, obbligandomi a grandi rinunce, privandomi anche di affetti che non avevano colpe, e ora mi sorge il dubbio, se ne sia valsa la pena, se sia stata la scelta migliore, o se invece abbia commesso un errore.

Oggi è partita, e con lei una parte di me, che non riavrò più. Ora, in casa, da solo, nel letto, guardo il soffitto, vorrei avere la forza di alzarmi, e invece mi sento schiacciato, della sua assenza. E' il triste momento di riporre i ricordi, le parole, gli scritti, le matite, i progetti, i regali, le emozioni, i pensieri, i sorrisi, tutto ciò che per cinque mesi è stato la mia vita, tutto ciò che parla di lei, lei che è distante, incredibilmente lontana, da me e dai miei sentimenti. E' un fuoco che si spegne, ed io non posso far altro che guardarlo, inerme, vagando con la mente, pensando a ciò che è stato, consapevole che è finita, che è il momento di accantonare il passato, abbandonare la speranza, e riprendere il cammino... scorrete lacrime...

csxqp: the smashing pumpkins - "thirty-three"

venerdì, marzo 08, 2013



passare in breve tempo dal fascino un po' affollato caotico, caldo e tutto sommato malconcio delle città mediorentali a quello razionale, funzionante, freddo e tranquillo delle città dell'europa del nord fa sicuramente uno strano effetto. amburgo è una città ordinata e silenziosa, ma anche molto buia, spesso deserta ai limiti della desolazione, fatta di gru e container sul porto, quartieri di sonnacchiose villette a schiera, oggetti porno nelle vetrine di st pauli (con terrificanti maschere di gomma nei negozi, e perversioni davvero disturbanti), orsetti gommosi, bretzel e currywurst, e nostalgie beatlesiane di quando i fab four non ancora famosi iniziarono qui la loro carriera. la cosa più particolare che abbiamo fatto è stata attraversare il tunnel sotterraneo che porta alla sponda opposta del fiume e di là ammirare insieme ai gabbiani le guglie delle chiese e le navi mercantili. abbiamo conosciuto una donna brasiliana che viveva lì, e sperimentato un melting pot linguistico davvero eccezionale. abbiamo visitato una scuola di musica e un'ospedale, e chissà, forse se studi e hai un progetto da realizzare amburgo è una buona città per viverci. nel complesso, vista come turista, posso affermare senza troppi scrupoli che è sicuramente una delle città meno accattivanti che mi sia capitato di incontrare nei miei viaggi in giro per l'europa, e la vicina lubecca, molto più vivace e animata, è senza dubbio più piacevole, e merita sicuramente più dello status di città di passaggio ryanair.



a copenhagen ci siamo arrivati in treno. del tutto inconsapevoli dell'itinerario siamo stati a lungo perplessi sul perché ci avessero obbligato a scendere in una stazione a metà del percorso, ed è stato con grande sorpresa che ci siamo accorti di trovarci su una nave: avevano caricato il treno su un traghetto e ad alcuni passeggeri deve essere sicuramente sembrato bizzarro che tutto ciò ci sembrasse bizzarro.
copenhagen è davvero una bella città, decisamente più movimentata di amburgo (ci voleva poco, in effetti). in comune con la città tedesca ha una cosa che a noi, cittadini del sud europa, ha colpito molto, lasciandoci davvero sorpresi: la metro senza tornelli all'entrata. ovviamente noi, appunto cittadini del sud europa, abbiamo tenuto fede al cliché che ci vuole un po' imbroglioni e poco ligi alle regole, e un paio di volte l'abbiamo presa senza biglietto (si può dire a nostra discolpa che copenhagen è maledettamente cara, e con il costo di un biglietto della metro in italia si fa un pasto in pizzeria), ma la cosa resta straordinaria e indice di un sistema fondato sulla fiducia in un modo che per noi resta inconcepibile. valga come altra prova quella delle biciclette: vengono lasciate spesso dove capita, non legate a nulla, senza lucchetti o catene, ancorate a se stesse solamente con una piccola chiusura posta sulla ruota, sotto la sella. ci è venuto in mente che forse il benessere di una società è direttamente proporzionale a quanto i suoi membri si fidino reciprocamente. le biciclette in ogni caso sono tantissime (e le auto, per contro, davvero pochissime), e la città è veramente una delle più ricche che abbia mai visto quanto a infrastrutture per ciclisti (perfino le scale hanno delle rampe apposite: forse solo amsterdam o le città del belgio sono altrettanto a misura di bici). così ne abbiamo noleggiate due e con molto piacere abbiamo pedalato da osterport, non molto distante dalla sirenetta (che fra l'altro non guarda verso il mare ed è molto più piccola di quanto mi ero immaginato. ed è effettivamente triste, specialmente con i pennacchi delle ciminiere alle spalle), fino all'isola di christianshavn, passando per il nyhavn e le casette che si affacciano sul canale e sulle sue barche. vittime dello stesso cliché di cui parlavo prima abbiamo molto sofferto a lasciare le bici slegate e in balia di qualsiasi, inesistente, malintenzionato. nell'isola di di christianshavn si trova la libera repubblica di christiania, sorta di ex comune hippy con velleità indipendentiste: una passeggiata per le vie del quartiere è un'esperienza a metà fra un film di fellini e uno postapocalittico, e colpisce molto vedere i vari tipi di erba, hashish e marijuana disposti ordinatamente sulle bancarelle, con il cartellino del prezzo. 
e poi ancora il castello di rosenborg, le pale eoliche al largo della spiaggia di amagerstrand (che è lunghissima, e a pochi minuti di metro dal centro, cosa che mi pare notevolmente bella), i ristoranti che alle dieci di sera sono già chiusi, il cambio della guardia, gli smorrebrod (veramente tremendi, a dir la verità), il lago ghiacciato, le monete col buco che all'occorrenza diventano una trottola.
questo viaggio nel profondo nord europa mi restituisce l'impressione di città non necessariamente più belle di quelle a cui siamo abituati, ma di sicuro più efficenti, più sicure, più sostenibili, con infrastrutture migliori per i cittadini e gli studenti. in qualche modo più civili e più funzionanti: più attente ai concetti di diritti e doveri, di rispetto e di bene comune. mi piacerebbe molto che il prossimo governo del nostro paese, qualunque esso sia (e ammesso che ne avremo uno), prendesse spunto e ispirazione da questo tipo di mentalità e facesse propri lo spirito e le idee che la animano. f

csxqp: niepoort - "balance"